Il presente metodo vuole sopperire a questa mancanza: non si tratta di aggiungere astratte conoscenze analitiche alla pratica ma di fare di esse la concreta precondizione per ottenere una lettura corretta e consapevole. La Lettura Melodica Funzionale consiste, infatti, nell’affrontare l’intonazione di una nota partendo dall’individuazione del grado della scala: nel primo approccio la nota viene cantata pronunciandone non il nome (che non dice nulla riguardo alla sua posizione nella scala e, quindi, sul suo senso musicale) ma il NUMERO del grado (da pronunciare in una sola sillaba per evidenti ragioni di metrica). In questo modo l’esperienza sonora maturata in ogni esercizio non subirà la dispersione dovuta alle diverse tonalità nelle quali le stesse funzioni vengono svolte da note con nome diverso. A differenza di altri metodi, come quello del “do mobile”, la Lettura Vocale Funzionale non costringe l’allievo ad un disorientante cambiamento del nome delle note.
La prima parte è dedicata all’acquisizione dei suoni della scala Maggiore. La Tonica è senz’altro il grado della scala il cui “senso sonoro” è più facilmente riconoscibile. Gli esercizi ad essa dedicati non prevedono altro sforzo per l’allievo che quello di saperci “ritornare” a partire dagli altri gradi della scala, ai quali viene condotto, per imitazione, dal docente. Ciò lo renderà capace di tornare al suono 1 (Tonica universale) strutturandone razionalmente la memoria sonora. L’atteggiamento passivo dell’imitazione degli altri gradi mette in particolare risalto l’atteggiamento attivo di “ricerca” nella propria memoria sonora, necessario per tornare ad intonare il grado oggetto di studio.
Una volta che tale memoria sonora è stata acquisita ci si muoverà per Intervalli da quel grado verso un altro.
L’Intervallo più breve e tonalmente significativo, partendo dalla Tonica, è il Semitono discendente verso la Sensibile.
Gli esercizi sugli intervalli sono costituiti unicamente dai gradi già studiati (in questo caso solo la Tonica) e da quello che si vuole raggiungere (in questo caso la Sensibile). In questa fase “esplorativa” è importante la presenza dell’accompagnamento pianistico che inserisce questa ricerca in una “cornice” tonale. Il linguaggio musicale di questi accompagnamenti, è volutamente semplice, così come le formule di esecuzione degli accordi (prima statiche, poi un po’ più mosse): questo per evitare di attirare troppo l’attenzione e indurre nell’allievo la tentazione di carpire tra le “pieghe” dell’accompagnamento ciò che invece deve ricercare unicamente nella propria esperienza sonora. In caso di allievi particolarmente… timorosi, è possibile suonare solo il basso: ciò li convincerà definitivamente a cercare in sé stessi la memoria dei suoni da cantare.
Così impostato, anche lo studio degli Intervalli risulta efficace e duraturo.
Infine, memorizzato il “percorso” per intervalli, ci si potrà dedicare all’acquisizione anche del suono 7 (Sensibile universale), sempre col sistema dei “ritorni” all’1 e al 7 partendo dagli altri gradi presi per imitazione. Può capitare che un allievo sbagli, cantando 1 col suono del 7 o viceversa: in questo caso basta una frase semplice come: “non quel suono, l’altro!” per far scattare immediatamente (come fosse una “sfida”) una ricerca interna più efficace. Per esperienza posso assicurare che non lo sbaglierà più perché avrà imparato a discernere il senso dei due suoni all’interno della propria esperienza. Andando avanti così, ci si eserciterà alternativamente con intervalli sempre più ampi e con l’acquisizione degli altri gradi man mano raggiunti
Una volta istruiti sulle regole per il riconoscimento della Tonica, saranno direttamente gli allievi ad effettuare l’analisi tonale, impegnandosi a “rivestire” di numeri le varie note, fin quando non lo faranno meccanicamente e a prima vista, fino al punto di non doverli più nemmeno visualizzare fisicamente (all’inizio sembra un’operazione macchinosa, ma con l’esercizio ci si arriva). Gli insegnanti di Armonia ringrazieranno cordialmente per questa palestra.
Nella seconda parte ci si occupa delle 5 note estranee alla Scala Maggiore partendo da quelle funzionali alle Scale minori (6° e 7° grado innalzati e 2° abbassato). Anche in questo nuovo ambito la Lettura Vocale Funzionale rivela un’importante potenzialità: pronunciare il numero della nota alterata rende infatti estremamente agevole l’individuazione e la realizzazione delle Modulazioni che da essa possono partire. Sarà infatti sufficiente operare la Mutazione (di Guidoniana memoria…) di quel numero nel corrispondente numero della nuova tonalità (tenendo ferma l’altezza dell’intonazione) per rendere familiare e musicalmente decifrabile la successiva sezione del brano Infine, la Terza ed importantissima parte, che consiste nell’applicare l’esperienza sonora acquisita con la Lettura Vocale Funzionale facendo il percorso inverso: aver imparato ad intonare una nota riconoscendone la funzione tonale porta infatti anche a saper riconoscere la funzione tonale di una nota che viene suonata o cantata da altri per trascriverla. In altre parole: fare un Dettato Melodico.
Ad ogni Unità Didattica che consente l’acquisizione del senso sonoro di un grado della Scala vengono abbinati gli esercizi di Dettato Melodico che coinvolgono tale grado, facendo così andare di pari passo i progressi dell’esecuzione melodica con quelli della trascrizione melodica
Tale applicazione può essere estesa per operare, solo “ad orecchio”, l’analisi melodica di qualsiasi brano più o meno famoso. Non servirà sapere quali note ci sono, né in quale tonalità è scritto: gli allievi riconosceranno il senso musicale dei vari gradi “toccati” in quel brano! Tutta la letteratura musicale può diventare così il terreno di una ricerca agile, pratica e stimolante (a cominciare per esempio dalle “parti” da cantare nelle Esercitazioni Corali, e anche per questo fioccheranno sentiti ringraziamenti …); ciò allontanerà dalla mentalità degli allievi l’atteggiamento passivo di chi impara a memoria una melodia o di chi pensa di improvvisare l’intonazione di un intervallo fidandosi solo del proprio intuito musicale.
Mi preme sottolineare infine un’altra cosa: la ristrutturazione del corso tradizionale di Solfeggio negli attuali “Corsi Preaccademici” o “Propedeutici” prevede la possibilità di articolarne lo studio su più anni rispetto ai tre del Vecchio Ordinamento. In tale prospettiva questa impostazione didattica della lettura melodica fornisce la possibilità di ulteriori sviluppi, con l’estensione dell’esperienza delle Mutazioni anche alle Modulazioni ai toni lontani, a quelle per transizione e a quelle per trasformazione enarmonica.
La Lettura Vocale Funzionale può essere inoltre un ottimo veicolo per lo studio del dettato armonico e, soprattutto, pone le basi per fruttuose collaborazioni con gli insegnanti di Armonia (che potranno illustrare le ricadute armoniche dell’analisi melodica della linea del basso) e di Storia della Musica (con la possibile analisi melodica di brani presentati nell’ambito di mirate “guide all’ascolto”).